La Bandiera dello zio Arrigo

Bandiera della Nobile Contrada dell'Oca - 1966 circa

Quando l’altro giorno il babbo mi ha detto che era stata svuotata la casa dello zio Arrigo, per metterla in vendita e che in una scatola aveva rinvenuto una vecchia bandiera, ben piegata, del Paperone, il cuore mi è balzato in gola. Che sciocco ero stato a scordarmela, eppure da bambino l’avevo vista appesa alla parete della grande sala, in mezzo a tanti altri oggetti così diversi fra loro.
Tutte le volte cha andavo a casa dello zio avevo come l’impressione di trovarmi in una specie di museo. La sala, che dava sul giardino, era zeppa di cose: scimitarre, elmetti, monete antiche, orologi e poi… quel bandierone alla parete, bello disteso, che aveva gli stessi colori della bandiera italiana con sopra un’oca tronfia e un po’ maligna che mi fissava.
Confesso che ne riportavo sempre un’impressione poco gradevole, finché un giorno, avrò avuto otto anni, lo zio cominciò a parlarmi di un mondo fatto di strani simboli, che parevano rimandare a qualcos’altro. Cosa si nascondeva  dietro a nomi come Drago, Civetta, Aquila, Oca. Quello zio, bonario ed un po’ stravagante, con voce da narratore attaccava: <<Devi sapere che questi animali altri non sono che i nomi di ognuna delle 17 Contrade….>> Ed io ero rapito dal suo modo un po’ anacronistico di raccontare le cose. Qualche anno più tardi, precisamente nel ‘75 d’agosto, mentre mi trovavo all’Isola d’Elba in vacanza con i miei genitori, mi capitò di assistere in televisione al Palio “quello dello zio Arrigo” - lo chiamavo, e l’Oca c’era. Non era un animale, né tanto meno una squadra composta da individui, ma soltanto un fantino a cavallo con la casacca un po’ larga, in mezzo ad altrettanti cavalli e fantini poco distinguibili nelle immagini ancora in bianco e nero. Il resto sarebbe venuto col tempo.
Lo zio Arrigo, fiorentino come me, probabilmente entrò in contatto con Fontebranda alla fine degli anni Cinquanta, tramite il suo impiego ai Macelli Comunali di viale Corsica e s’innamorò subito del Paperone, anche se non mi risulta che fosse in rapporti stretti con la Contrada. Mi chiedo perciò, ancora oggi, come sia riuscito ad entrare in possesso di questa prestigiosa bandiera. Morì nel ‘87, quando la mia teledipendenza paliesca era già cominciata, ma fu soltanto dieci anni dopo che, anche nel suo ricordo, decisi di entrare attivamente a far parte della Contrada come protettore per poi ricevere il battesimo nell’anno 2000.

Particolare 1     Particolare 2

La bandiera di cui parlo è composta di singole parti cucite insieme, si direbbe di una quarantina di anni fa. L’ho mostrata al dott. Enrico Toti, responsabile del Servizio Musei e Attività Culturali nell’ambito del Complesso Museale di Santa Maria della Scala, nonché contradaiolo dell’Oca ed esperto in bandiere della Contrada, il quale si è così espresso: << Questa bandiera è stata senz’altro realizzata intorno alla metà degli anni Sessanta, sotto il provveditorato di  Ezio Gatterelli, con me vice-Provveditore. Ero giovanissimo, entrai in Piazza come alfiere a 15 anni e nella sedia direttiva a 16. A quei tempi i disegni delle bandiere venivano tutti concordati con Pietro Fontani, uno dei figli del mitico Sor Ettore.

Enrico Toti - Alfiere di Piazza (fine anni '60)     Enrico Toti a 17 anni

Con due bandiere simili alla tua, io ed Enzo Luppoli, sfilammo in Piazza come alfieri fino al 1967; poi le cambiammo nel palio vittorioso del 1968,  per il quale ne furono usate altre due donate dalla famiglia Fontani in memoria di Ettore e Argia, scomparsi poco tempo prima. Nel 1969 e per qualche altro anno ancora continuammo con un disegno praticamente identico a questa, finché, negli anni ’70,  fu definitivamente modificato. I pittori variavano spesso, ma l'autore della tua potrebbe essere stato un certo Emilio Barbucci, appassionato artigiano dell'Istrice nonché personaggio simpaticissimo, scomparso anch’egli ormai da molti anni>>.
Mi congedo da Enrico ringraziandolo per il suo tempo ed i suoi ricordi che impreziosiscono ancor più questo magnifico vessillo; adesso mi è venuto il desiderio di intraprendere un percorso a ritroso per scoprire qualcosa di più sullo zio e su questa bandiera.

Si ringrazia ENRICO TOTI per la gentile collaborazione

Massimo Tinti, 06/2006