Viva il sor Ettore - dal N.U. "Papero 'un si soverchia"

Il Sor Ettore Fontani.

Nel numero unico inteso a festeggiare la 55° vittoria dell'OCA, non poteva certamente mancare un riferimento al Dott. Ettore Fontani; tanto più che il mese scorso tutta la cittadinanza, attraverso il MONTE DEL MANGIA, volle riconoscergli le Sue caratteristiche di Contradaiolo Principe, conferendogli a questo scopo la medaglia d'oro.
Medaglia d'oro che ha inteso premiare in lui l'attaccamento sempre dimostrato a Siena ed alle sue tradizioni, la fede nelle tradizioni medesime ed anche la sua figura di cavallaio senese che per tale attaccamentoe per tale passione si è posto al di sopra delle divisioni contradaiole.
Noi però vediamo il Dott. Ettore Fontani sotto una luce diversa, che completa la sua figura di contradaiolo e che lo mostra a noi semplicemente come il Sor Ettore, Mangino dell'OCA.
Non fu certamente una vita facile quella del Sor Ettore come Mangino; né la sua investitura fu tra le più comuni. Infatti pochi sapranno che in una lontana sera del 1898, tenendosi l'adunanza nella Chiesa della Contrada e non trovando alcun contradaiolo disposto ad assumersi la responsabilità di coadiuvare il Capitano, l'allora Tenente Cucchi pose con gesto risoluto la sua mano sulla spalla di Ettore Fontani, che a lui sedeva vicino, dicendo: << Se nessuno vuole accettare prendo per aiuto questo ragazzo>>. Fu così che in piena adunanza questo giovanotto imberbe, ancora studente, ottenne il suo primo incarico di aiutante-mangino. Fu veramente una scelta fortunata quella del caro Cucchi, poiché l'OCA avvalendosi dell'arguzia e della strategia del Fontani, ha riportato da allora una serie di splendide vittorie, tutte vivide nella nostra mente e che amiamo ricordare ai nostri amici ed anche ai nostri nemici. Palii famosi. Palii che hanno lasciato una profonda impronta nella vita contradaiola: 1898, 1903, 1906, 1908, 1909 ... i palii si snodano come le perle di una collana all'interno della quale brillano alcuni solitari che si fanno notare per una loro particolare caratteristica; 1919, il famoso palio a sorpresa dell'anno della prima pace; 1921, 1928, altro solitario in quanto fu il palio che oltre a festeggiare la 50a vittoria, siglò la riunificazione del rione, che a seguito dei purganti del 1926 si era scisso in due fazioni: l'OCA bianca e l'OCA nera. Ed ancora: 1931, 1934, 1948, 1952 e l'ultimo 1959.
Come eccezionale fu la sua investitura, eccezionale fu anche il maestro che ebbe nelle cose del palio. Infatti, e sono parole del Sor Ettore, << Mio maestro fu un tale Cesare Botti che curava gli interessi della TORRE e che procurò a questa le vittorie del 1893, 1895 ed il cappotto del 1896. E' a lui che debbo alcune di quelle birbate, che unitamente ad un po' di fortuna, mi hanno permesso di dare tanti dispiaceri proprio alla sua contrada>>.
E' così che comincia, in una serata di particolare, intenso lavoro, in un angolo delle sale delle vittorie, la nostra cordiale, amichevole, filiale intervista con il Sor Ettore. Vorremmo sapere da lui tante cose, le più segrete, le meno note e che legate dal filo della passione formano il tessuto della vita ocaiola degli ultimi sessanta anni.
<< Pensate un po' - ci dice - nel 1903 una contrada a noi oggi particolarmente amica, cioè la CIVETTA, era impersonificata da un tal Cesare, barbiere, il quale teneva in casa le monture, le bardature per il cavallo, le redini, lo zucchino e quant'altro serve per la corsa. Era nostro buon amico quest'uomo, ma i giovanotti di Fontebranda lo sfottevano sempre per alcune modeste colazioni che di buon grado gli offrivamo al Ristorante Paciarelli in compenso dei suoi reiterati favori. Se non che un giorno, stanco di queste sfottiture e per dimostrare che lui non sfruttava nessuno e che quei pranzetti erano una modesta cosa rispetto ai servigi che ci faceva, volle dare prova della sua indipendenza impegnandosi con la Contrada della CHIOCCIOLA, aspirante alla vittoria, a non fare alcun partito con l'OCA. Fummo così costretti, quella volta, a rinunciare al prezioso aiuto del nostro amico barbiere e in tutta segretezza a fare direttamente con Pioviscola, fantino della CIVETTA, un più costoso partito. Per far ciò nel cuore della notte, a piedi scalzi perché nessuno ci sentisse, ci avvicinammo alla stalla della CIVETTA dove Pioviscola dormiva assieme al cavallo. Per intenderci promettemmo ben 700 lire, ma con soddisfazione, soprattutto per averla fatta in barba al Sor Cesare. Vincemmo il palio e di buon grado pagammo il partito a Pioviscola. A cose fatte però scoprimmo che proprio Cesare il barbiere aveva fatto in modo che si venisse a sapere in Fontebranda che il suo fantino dormiva solo nella stalla, sicuro che non ci saremmo lasciati sfuggire l'occasione di andarlo a trovare per offrirgli un partito assai più cospicuo dei soliti spuntini del Paciarelli. E così fu: Pioviscola passò poi al Sor Cesare la sua metà e per molto tempo potemmo vederlo pranzare al Ristorante senza più essere infastidito dai giovanotti di Fontebranda. Questo per dimostrarvi che anche a me non tutte le ciambelle sono sempre riuscite col buco.>>
Una doppia tirata al sigaro che rischia di spengersi ed il Sor Ettore continua: << Tutto nella vita delle contrade, come nelle altre cose, è soggetto a modificarsi. Seppure certe alleanze, come certe cose e come certi valori rimangono immutati nel tempo. Nel 1902 facemmo persino la pace con la TORRE ed io stesso insieme al Ficalbi ed al Marchetti fummo incaricati, in una commissione paritetica, di stabilire le basi per una vera e propria intesa>>. A questo punto vista l'incredulità di noi che lo stiamo ascoltando il Sor Ettore insiste: << Sì, sì, proprio la pace con la TORRE, sollecitata da molta gente che riteneva con tale alleanza, di far scemare il costo dei palii. Le trattative che conducevamo con la commissione della TORRE sortirono buon esito e si riuscì a stabilire un rapporto amichevole, tanto che io fui invitato nella TORRE per la festa titolare e qui tenni perfino un discorso nella bottega del Bitossi. La pacificazione però durò poco. Infatti l'anno dopo, nell'agosto 1903 per accaparrarci il fantino Menichetti che nel luglio precedente aveva corso nella TORRE, ci nacque subito lo screzio e la pace raggiunta a fatica sfumò il giorno stesso che dettero i cavalli. Fu proprio in tale occasione che il nostro Cucchi disse rivolto ai dirigenti della TORRE la frase rimasta poi lapidaria: "l'anima a Dio e la roba a chi resta". Naturalmente tre giorni dopo l'OCA siglava la rottura vincendo un magnifico palio che fece ripurgare tutto Salicotto>>.
Così fra un fatto e l'altro la nostra conversazione continua e gli spunti anche piccanti non mancano: << Una volta nel 1901 per comprare il fantino del BRUCO fui costretto a ringuattarmi perfino sotto il letto di una sua amica >>. E qui il Sor Ettore ha tagliato corto, facendoci malignamente arguire, dato che quell'anno l'OCA il palio non lo vinse, che lui in mancanza della Vittoria, abbia potuto trovare nell'occasione soddisfazioni di altro genere. A questo punto la nostra conversazione è interrotta perchè il Sor Ettore deve esprimere il proprio parere su alcuni nuovi disegni di bandiere e noi ne approfittiamo per scorrere un breve appunto che il Piazzesi, solerte segretario della contrada, ci ha sottoposto e dal quale risulta che la carriera ocaiola del Sor Ettore non è stata sola quella di mangino. Eccolo infatti consigliere nel 1899, aiuto-segretario dal 1900 al 1903, operaio-provveditore dal 1904 al 1934 e fin dal 1935 nell'attuale carica di Vicario. Ora egli è di nuovo seduto tra noi e, veduto il foglietto, sorridendo ci dice: << Costì però non c'è scritto che una volta rimasi solo col Rinaldi ed il Prete Bani nella direzione della Contrada>>. E dopo una breve pausa riprende: << Fu nel 1913. I nostri rapporti col NICCHIO si erano alquanto freddati ed io preoccupato di non guastarli del tutto non seppi dire di no ad una loro richiesta e gli cedetti il Meloni. Apriti cielo e spalancati terra! Il Marchetti prese subito fuoco e si dimise, trascinando dietro nelle dimissioni tutto il Consiglio. Fortunatamente dopo due o tre mesi la cosa si chiarì e potemmo ricostituire un Consiglio nuovo>>. << Ma come? - interveniamo noi - nel 1913 Lei rischiò la crisi della Contrada per favorire il NICCHIO e poi nel 1934 fu proprio lei la causa della rottura dell'alleanza?>>. << No vedete ragazzi, - riprende il Sor Ettore - non fui io la causa della rottura. Il popolo me l'ha sempre attribuita, ma la verità è che fu l'eccezionale svolgersi della corsa che fece pensare ad una mia birbonata, mentre invece si deve unicamente all'abilità del nostro fantino se l'OCA poté vincere il palio>>.
A questo punto tra i presenti si levano vari mormorii, ma il Sor Ettore zittisce tutti insistendo nella sua versione, e nell'OCA, quando il "vecchio" parla, gli viene usato il massimo rispetto.
Da parte nostra ci sembra ormai esaurito il compito prefissoci, comunque non possiamo reggere ad una curiosità che ci ha sempre tormentato ed usando tutta la diplomazia che l'argomento richiede, entriamo a parlare della preparazione del cavallo e di quanto si è sempre sentito dire in Siena circa una magica ricetta che ha il potere di migliorare sensibilmente la prestazione del cavallo stesso.
Il Sor Ettore ci guarda a lungo, meditando prima la risposta, poi attacca: << E' vero, la ricetta esiste e per molti anni solo io ne sono stato a conoscenza. Ora ne ho resi partecipi anche i miei figlioli Pietro e Pippo, affinché anche loro, come me, possano trarre il massimo profitto nell'interesse dell'OCA. E su questo argomento non posso che riadattare la famosa frase del Cucchi: "l'anima a Dio e la ricetta a chi resta">>.
Un'ennesima tirata di sigaro, un furbo sorriso e ci lascia avvolti in un'acre nuvoletta di fumo.

Siena, 09/1959