Raccontato da Fosco

Esistono uomini a Siena che vivono il Palio alla stregua di una leggenda. Uno di questi era Fosco Doretto, un contradaiolo della Torre che ricordava a memoria tutte le vicende paliesche dalla fine degli anni venti ai tempi d'oggi. Il libro dei suoi racconti, ha un posto privilegiato nella mia biblioteca paliesca e quando - in pieno inverno - anche i video delle carriere non mi bastano più, ricorro a lui per ascoltare quelle leggende del passato, i loro comici risvolti, con quel tipico gusto un po' ruvido, ma sempre carico di ironia e di vera senesità. Perciò non poteva mancare in questo pamphlet, spero non me ne vogliano gli avversari torraioli, la sua cronaca di questo palio.

Accingendomi a descrivere questo Palio, mi sto dicendo: "Doretto Fosco, era meglio se eri nato a Compiobbi!...".
Amici lettori, è la verita, perchè il senese di Palio non soffre solo lì per lì, ma tutto l'anno e oltre. Magari ci fossi nato, ma so' nato all'ombra della Torre di Piazza, e la differenza è tutta qui.
Veduta la tratta, dissi fra me: "Fosco, ricordati che se 'un vai sottoterra a questo palio, 'un ci vai più". Un ci so' andato, ma vicina ce l'ho fatta.
Domandatemi il perché. Nel vedere tornare nella stalla della Torre la possente Uberta, ora mi ripetevo: "E se perdo, dove mi ringuatto?". Forse un presentimento mi ronzava nel capo, una paura. Perché? Si vide poi che il mio sesto senso mi avvertiva che le cose non sarebbero andate pel su' verso. Infatti il benemerito Umberto Castiglionesi, detto Biba, ripeté l'errore madornale del luglio 1958. Però vorrei procedere per ordine, e bere l'amaro calice un'ennesima volta. Ma la storia è quella che è nel bene e nel male.
Carlo Andrea Fagnani sale sul verrocchio da titolare fermamente riconfermato dai responsabili del Palio. La tratta ribadisce i soggetti conosciuti che fanno ritenere una corsa molto incerta e difficile. Salomè de Mores al Bruco, che monta Francesco Cuttoni detto Mezzetto; Uberta de Mores di nuovo alla Torre, monta Vittorio Terni detto Vittorino; Tanaquilla va all'Oca, che monta Beppe Gentili, detto Ciancone, detto, anche "er goloso". E io dissi "Ecco quelli quelli del 23...". Per chi non lo sapesse 23 vuole dire bu.. fortuna, via.
Sarna, bestia forte ma sconosciuta, va al Leocorno, è un purosangue e monta tal Cicciarelli detto Pennello. Gavottina, altro purosangue, va nella Giraffa, con Vincenzo Graziano detto Il Solitario. Nell'Aquila approda Gigolette, formidabile vincitrice di ben 20 corse in provincia, monta Saro Pecoraro, detto Tristezza. E ricordiamo Briosa, la velocista delle partenze, che viene assegnata all'Istrice, con Ivan Magnani, detto il Terribile. Tartuca, Selva e Civetta, salvo imprevisti, sono fuori dal giro della possibile vittoria. Rivalità OCA/TORRE, BRUCO/GIRAFFA, CIVETTA/LEOCORNO, e quel che fa la mano.
Da segnalare che, al mattino della prova del 14, Vittorino nella  Torre cade dopo il 3° San Martino, in prossimità della Cappella. Trovandomi lì come spettatore, scavalcai i cancellati e mi precipitai a soccorrerlo. Niente di grave, solo paura. Però, aveva una faccia che non mi piacque. Il medico stabilì il riposo, la sera dopo doveva correre nella Torre, e si pensò di sostituirlo con il vecchio Ganascia. Vittorino non gradì la decisione e volle correre ugualmente.
Fu un altro errore madornale, per lui e per la Contrada. Al secondo giro della prova serale, lo vedemmo scendere da cavallo in prossimità della Fonte. Cosa incauta e pericolosa, perché il Beppe dell'Oca o per caso o per chissà quali altri motivi, urtò il cavallo della Torre. Scintilla che fece divampare un incendio.
Riunione d'urgenza a Palazzo Comunale, il Sor Ettore in testa. Il verdetto uscì in quindici minuti: infrazione del Regolamento, e immediata sospensione del fantino.
A nulla valsero le suppliche dei Maggiorenti della Contrada, il dottor Giovanni Ceccuzzi, Maria Pace Misciattelli. Il Sindaco, ingegner Ugo Bartalini, fu irremovibile. Conferma della squalifica.
Scendere Vittorino da Uberta de Mores era come far perdere il Palio alla Torre. Niente da fare. Montò il Biba mandato dall'Istrice.
Il saluto dell'ElefanteLa sera del Palio, il Fagnani non ebbe compito facile ad allineare i soggetti nell'ordine di chiamata. Bruco, Tartuca, Istrice, Torre, Selva, Civetta, Leocorno, Giraffa, Aquila, Oca di rincorsa.
Abbassati i canapi, va via la Torre, alla Fonte è già avanti, ma il fantino non vuole stare a tanta responsabilità e taglia la pista in cerca dell'Oca. Ne approfittano Giraffa, Bruco e Leocorno per entrare al I S.Martino. Lotta a coltello, nerbate sonore tra Bruco e Giraffa, e si va al I bandierino.
Inaspettatamente la Giraffa si ferma nei pressi della mossa. Cavallo "spallato". Intanto Ivan è caduto e Briosa scossa non dà noia a nessuno, galoppa piano piano ai cancelli ed è vicina all'Entrone. Qui il dramma. Bruco indisturbato va verso il II Casato e proprio davanti all'Entrone vediamo un Vigile urbano traversare la pista per andare a prendere Briosa scossa, pensando di favorire il suo Bruco. Non ce la fa, e Mezzetto va a batterci addosso e cade. Come si chiamava il Vigile? Pensate: Bruchi!... E così, due Bruchi messi insieme hanno combinato un bel...bozzolo.
Va in testa la Torre al II Casato, ma interviene la forte Sarna e il secondo bandierino è suo. Terzo giro al cardiopalma. La Torre è rinvenuta ed è seconda, l'Oca terza. Al III S.Martino nuovo dramma. Sarna va al Chiasso Largo, fuori uso, la Torre è stata passata dall'Oca che vola verso la vittoria. Il Biba corre come un dannato per riacchiappare l'Oca, ma, come si dice, non c'è due senza tre: risbatacchia nei cancellati del III Casato e manda più facilmente l'avversaria alla vittoria. Fu Oca e tutti zitti. Per curiosità, Umberto Castiglionesi, detto Biba, ha questa "pagella": appuntamento con i cancelli del III Casato due volte nel 1958 con Torre e Istrice, e una volta nel '59 di nuovo con la Torre.
Morale: Uberta de Mores ha perso e vinto senza il suo fantino.
Dirò che per allestire la sfilata dell'Oca, vincitrice di questo Palio, (dice io ero a Montalbuccio per non vedere...), in Via della Pancaccia non guardarono a spese. Venne da un circo un Elefante, e lo fecero inginocchiare al Casato. Indovinate come mai!
Peggio di così...

Questo racconto è tratto dal LIBRO:
Fosco Doretto IL MIO PALIO
Mossieri, Cavalli, Fantini, Storia, Curiosità
 e Aneddoti delle carriere dal 1919 al 1992
Edizioni IL LECCIO- 1994