Drappellone del 16 agosto 1808, il primo Palio di Napoleone.Con l'avvento del dominio francese, l'iconografia del drappellone dovette mutare. Fu tolto ogni genere di stemma e lasciate le sole iniziali dei tre Deputati della Festa. Di più, al Palio di agosto dal 1808 al 1813 (anno della caduta dell'impero napoleonico) fu tolta la dedica alla Vergine Assunta per darla a Napoleone. Il drappellone doveva, inoltre recare al centro un pomposo stemma con un'aquila imperiale sormontata da una grande corona che prese il posto delle antiche armi della città, della Balzana e del Leone del popolo. A Siena, tutto si era infranciosato. Era stata imposta la lingua francese, la coscrizione e ristabilita la pena di morte, abolita in precedenza dalla riforma di Pietro Leopoldo. In mezzo a tante innovazioni però il Palio si seguitò a correrlo sempre, con grande entusiasmo. Nel 1838 venne emanato un nuovo regoalmento che correggeva ed adattava ai tempi il precedente del 1721. Fece il suo ingresso nella storia del Palio l'organo della mossa, ideato da Tiberio Bichi Borghesi. Lle modalità di partenza sarebbero cambiate più volte nel tempo e per vedere la rincorsa si sarebbe dovuto attendere il secolo successivo. Nel 1852 fu fatto divieto di somministrare ai cavalli sostanze "spiritose", sotto la responsabilità del Capitano. Se il Settecento era stato il secolo dei feroci combattimenti fra fantini, l'Ottocento si connotò per i loro più efferati e clamorosi tradimenti. Su tutti campeggia la figura di Francesco Santini detto "Gobbo Saragiolo", che vinse ben 15 palii e corse in 15 diverse Contrade. Di lui si racconta che "tutte le blandì, tutte le disprezzò e tutte le tradì". Le sue vittorie coprono una trentina d’anni, dal 1823 al 1853. L'incisione acquerellata, riprodotta sotto, lo ritrae al tempo della sua prima vittoria, ottenuta per i colori della Contrada della Chiocciola. All'epoca aveva quattordici anni, era alto 2 braccia (circa 120 cm) e pesava 80 libbre (circa 26 kg). Dopo la metà del secolo appare anche il primo eroe fra i cavalli. Lo Stornino di Belforte. Si narra che non appena sentiva l'avvicinarsi della festa cambiasse personalità, divenendo da tranquillo cavallo di un curato di campagna, un focoso barbero in grado di vincere ben 18 palii, di cui l'ultimo a ventuno anni. Verso il 1870 venne a formarsi a Siena una "Società delle Feste" con lo scopo di organizzare nella ricorrenza dell'Assunta un programma di spettacoli che avevano per fine ultimo il richiamo dei forestieri (intesi ovviamente non come stranieri, visto che il turismo era appena agli inizi, ma come abitanti delle province o di altre città della Toscana) che in qualche modo risvegliassero un pochino la vita economica della città. Fu così che risorsero il vecchio palio "alla lunga" e le corse con i cavalli scossi, che però non riuscirono a riscuotere grande entusiasmo per i diversi incidenti provocati anche dal mutato assetto urbanistico della città. Allora ci si affidò ad un altro genere di spettacolo che coinvolgesse, come i palii corsi in piazza, le Contrade. Nacquero così le "Corse alla Romana". Esse consistevano nel far correre 9 Contrade divise in tre batterie, da 3 ciascuna, a eliminazione diretta. Le vincenti delle 3 batterie disputavano la "finale" e la Contrada che ne fosse uscita vittoriosa si sarebbe aggiudicata il premio. Le altre 6 eliminate avrebbero compiuto un'ultima carriera per guadagnarsi un "premio di consolazione". Questa fu, per certi aspetti, l'unica variante del Palio tradizionale, in quanto, nonostante se ne sminuisse il valore morale da rito cittadino a festeggiamento speciale, ne risultava inalterata la sua intima essenza. La prima corsa alla romana non fu disputata nel "Campo", bensì nell'ex Forte di S. Barbera, opportunamente allestito con palchi e tribune il 17 agosto 1874. A vincere fu l'Oca col fantino Angelo Romualdi detto Gilocche. Ma già l'anno dopo questa corsa fu trasferita in Piazza. Curiosamente il Comune attribuisce alle Contrade, come vittorie ufficiali, soltanto quelle effettuate in Piazza anche se non si tratta di palii. Perciò di tutte le corse alla romana, soltanto quella precedentemente descritta non viene ritenuta ufficiale dal Comune.

Francesco Santini da Montalcino detto Gobbo Saragiolo

L'ultima citazione di questo secolo va al successo che ottenne la visita dei Regnanti  di casa Savoia: Umberto I e Margherita nel 1887. L'araldica contradaiola è, a tutto oggi, ancora intrisa di quel ricordo: rose di Cipro, nodi e margherite, iniziali e croci. La città si affezionò più alla Regina che ne divenne l'ennesima protettrice, dedicandogli anche una variante del medievale "panpepato", il panforte Margherita.

FONTI BIBLIOGRAFICHE:
PALIO: I COLORI DI SIENA - 1998 COMUNE DI SIENA "Un Comune, una Festa e una Città" di A. Falassi
LE CONTRADE DI SIENA E LE LORO FESTE - IL PALIO ATTUALE - 1972 Edizioni PERICCIOLI dalle dispense pubblicate nel periodo 1929-1937 da V. Grassi

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